giovedì 25 febbraio 2010

ancora sulla motivazione

per concludere l'analisi sul tema della motivazione, vi propongo questo link ad un filmato video molto interessante.
http://www.youtube.com/watch?v=X3ngQ4LiV4Q

quali bisogni, Enrico V mira a soddisfare nei suoi generali? e nei suoi soldati?

come interpretate il fatto che offra di pagare subito chi vuole andare via?

il fatto che gli inglesi fossero in numero inferiore rispetto ai francesi è un vantaggio oppure uno svantaggio per Enrico V?

vi lascio ampio spazio per altre domande e spunti di riflessione
g.

15 commenti:

  1. Bel video. Le considerazioni che vanno fatte su questo filmato secondo me sono da focalizzarsi
    sul LEADER. Il leader e' di per se un personaggio carismatico, il trascinatore, colui che
    in un certo senso inculca delle regole anche informali. Infatti nessuno e' obbligato a partecipare
    alla guerra ma con i discorsi di quest'ultimo il loro "ideale" viene comunque "caricato".
    La proposta di pagare chi vuole andare via secondo me va vista come un atto per tenere unito
    il gruppo. Cio' che spinge gli inglesi a combattere (cosi come l'uomo ad ottenere ottimi risultati)
    e' quello di raggiungere un obiettivo personale ma che comunque abbia riscontri nel contesto
    in cui si agisce. Mi spiego meglio. Spesso si fa riferimento alla GLORIA nel video, alle prospettive
    future di vittoria ed alla condizione dei superstiti vincenti, una condizione di assoluto
    rispetto. "mostreranno le loro cicatrici" " " , insomma saranno degli eroi AGLI OCCHI DELLE PERSONE,
    avranno il rispetto e l'AMMIRAZIONE dei loro simili. IL Leader fa leva sull'emotivita' dei soldati
    (per questo sostiene che chi non vuole combattere puo' tornarsene a casa!) e sul loro senso patriottico
    (aspetti se vogliamo INTANGIBILI ma fortissimi in ogni essere umano). Il numero di soldato e'
    statisticamente sfavorevole ma bisogna tener conto della motivazione dell'intero esercito.
    Un esercito caricato dal proprio leader magari potrebbe ottenere ottimi risultati rispetto
    ad uno di maggiori dimensioni ma privo di carica emotiva, privo di ideali, che combatte senza
    determinatezza. a tal proposito mi viene da pensare ad uno spezzone del film 300, in particolare
    l'incontro tra LEONIDA e DARSUS (Credo si chiami così) intitolato IL MESTIERE DELLO SPARTANO, chi vuole
    puo' vederlo su youtube. Alla fine non e' il numero che conta in certe circostanze ma l'abilita'
    e' la voglia di esserci e fare qualcosa di incredibile. Piu' risulta impossibile raggiungere l'obiettivo
    e piu' viene voglia di farlo.

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  2. Enrico V usa proprio la sua posizione di inferiorità numerica rispetto ai francesi proprio per stimolare, spronare i suoi soldati a dare tutto loro stessi per questa battaglia!Questo video è strettamente collegato alla lezione di oggi ed in particolare alla teoria del goal setting. L'intenzione di agire ( l'obiettivo) diviene determinante! ed è proprio qui che Enrico V si fa astuto.. sfrutta a pieno la consapevolezza di un'impresa per gli inglesi ardua, quasi impossibile affinchè diano il meglio... E' anche abile e bravo a gestire la situazione assumendosi una responsabilità non indifferente... il classico ruolo del LEADER! Sfrutta a pieno i valori che all'epoca erano i più importanti: orgoglio, coraggio, forza! L'esser ricordati un giorno per quella battaglia per i soldati è un onore, una cosa a cui sono disposti a dare la loro vita. A differenza del filmato riprodotto giorni fa in classe ( non ricordo il titolo del film) Il ruolo del leader assunto dalla Ferilli è diverso, vuole intimorire, mettere in ridicolo i dipendenti davanti a tutti affinchè loro diano il massimo contributo... un attagiamento secondo me molto più efficacie quello di enrico V che conquista la fiducia di tutti i soldati proprio come un leader dovrebbe fare in tutte le organizzazioni.

    Vincenzo vitagliano

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  3. secondo me il video è bellissimo. e anche il film nel suo insieme lo è.
    Il tema della leadership è molto importante. ce ne occuperemo la settimana prossima.
    e recuperemo anche alcuni spunti che mi avete suggerito nei vostri commenti.
    Per la cronaca, Enrico V vince la battaglia di Ajincourt.
    ps. non so se avete riconosciuto il doppiatore di Branagh. Non è lo stesso di Homer J. Simpson?

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  4. Sono molto d'accordo col commento di Vincenzo Vitagliano. Vorrei solo dire che secondo me Enrico V cerca di motivare i suoi soldati infondendo in loro un senso di appartenenza ad un gruppo, un gruppo che verrà ricordato per sempre per quel giorno e quella battaglia(mi viene in mente quindi un bisogno di affiliazione). Punta su grandi ideali come quelli citati da Vincenzo ossia coraggio, orgoglio o forza e penso che il fatto di offrire un pagamento a caloro che vanno via sia solo un gioco di psicologia inversa (invita i non temerari ad allontanarsi ma intanto elogia chi resta convincendoli che un giorno potranno andare fieri delle loro gesta, potranno raccontare ai loro figli che c'erano quel famoso giorno di San Crispino).
    Per quanto riguarda il fattore numerico per Enrico V è solo un vantaggio dato che essendo in pochi se vinceranno la loro parte di gloria sarà maggiore. Ammetto di non aver pensato alla teoria del goal setting però mi lascia un po perplessa perchè l'obiettivo di Enrico V è complesso cioè vincere una battaglia con la matà dei soldati non è semplice! Quindi mi chiedevo non sarebbe demotivante?
    Concludo dicendo che quando ragiono sulla motivazione non devo pensare però solo a grandi discorsi motivazionali come questo di Enrico V

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  5. in aula una vostra collega (non ne ricordo il nome) mi chiedeva qualche nota in più su una cosa detta in aula che riassumo: per voi la battaglia di Waterloo alla luce dell'esito è una vittoria o una sconfitta?

    Il concetto non è mio, ma di Leonardo Sciascia che pone questa questione, proponendo, in base alla risposta, di dividere tutti in due categorie di persone.
    vi lascio questo link che ho recuperato.

    http://archiviostorico.corriere.it/2009/febbraio/22/pioggia_apocalittica_che_fermo_Napoleone_co_9_090222052.shtml

    g.

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  6. Mi viene in mente vedendo questo video, il discorso che fa il presidente degli Stati Uniti nel fil Independece Day, nel momento in cui devono sferrare l'attacco decisivo contro gli invasori.
    Sicuramente quando gli obiettivi davanti a noi sono quasi impossibili almeno per come la vedo io, si cerca di superarli a tutti i costi e una volta superati si cerca di ritrovare un obiettivo ancora più elevato di questo, proprio in ragione del fatto che essendo riuscito a superare un traguardo, un obiettivo che forse sembrava irraggiungibile, adesso si ha la convinzione la carica emotiva, per superarne un altro. Un esempio classico quando si supera un esame difficile, dopo si ha la motivazione a continuare perché uno si riducono gli esami da sostenere, e secondo si è motivati a dare altri esami.
    Il video è decisamente interessante, sicuramente i bisogni di Enrico V, sono incentrati soprattutto ad avere un esercito motivato non dal timore di morire ma dalla voglia di combattere per una ragione, e eventualmente cadere per degli ideali e per la patria.
    La proposta di pagare subito coloro che vanno via, la trovo molto interessante e motivante proprio per il fatto che non si obbliga nessuno a combattere, con timore di morire, anzi si cerca di stimolare a combattere senza timori, proprio per il fatto che un giorno coloro che hanno combattuto nel giorno di san Crispino, e si fa leva sull'orgoglio e sulla fierezza di chi combatte, e di chi sopravvivrà a questa battaglia e verrà ricordato per sempre.
    Per ritornare all'esempio che ho citato, l'obiettivo preposto dagli Americani era sconfiggere gli invasori e riconquistare la libertà sottratta con forza con la consapevolezza che il "nemico d'affrontare ha capacità superiori. L'ho citato perché è la stessa situazione proposta nel video, anche se l'obiettivo è liberare l'intera terra.
    Condivido ciò che dice Valentino, e aggiungerei che la posizione di Leader raccoglie al meglio il concetto che abbiamo definito di motivazione, ovvero sia di porre obiettivi e motivarli con incentivi e/o premi, ma anche di grande responsabilità a come si pongo questi, proprio per il fatto che la mancata ottemperanza di questi possa portare ad insuccessi e demotivazione.
    In conclusione posso aggiungere e richiamare un esempio che ho già fatto di esperienza personale, quando diventai capo della "mia" squadra di ciclismo, in quei frangenti e nelle situazioni che vi si crearono, mi fu rivestito proprio il ruolo di leader, e questo mi diede sia una grande soddisfazione personale, ma anche una grande responsabilità in quello che dicevo e quello che facevo, proprio perché ero visto come un esempio da seguire.

    Fulvio Vigilante

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  7. @erminia
    vedete come la capacità di creare motivazione consente anche di "capovolgere" degli aspetti che sembrano oggettivi, ma che nei fatti finiscono con l'essere condizionati dall'angolo visuale. Così nel giro di un attimo, la famosa inferiorità numerica diviene da fattore critico, elemento motivante.
    I vostri colleghi hanno correttamente detto che emergono le qualità di leadership.
    e come dici tu, non siamo tutti come Enrico V....

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  8. secondo me l'esempio di Enrico V dimostra una verità: le situazioni eccezionali capovolgono delle regole che in genere sono consolidate.
    se avete la curiosità provate a farvi raccontare storie sulla seconda guerra mondiale, oppure andate a curiosare su un canale che sulla piattaforma sky è al n. 805: il canale si chiama rai storia (vado a memoria, spero di non sbagliare!)
    g.

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  9. Quindi questa è una tipica eccezione!! Ecco perchè non riuscivo a capire la motivazione dei soldati davanti ad un obiettivo complesso! Dovevo ucire dagli schemi teorici! GRazie

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  10. Ora che ascolto con attenzione noto anch'io la voce doppiata di Branagh... e sembra proprio quella di Homer J. Simpson...! :) Con la sola differenza che Homer non è proprio un leader... :) scherzi a parte, più analizziamo a fondo i fattori motivazionali e più sono convinto che quelli più efficaci sono quelli che agiscono sotto il profilo psicologico.... si, un ruolo importante lo assumono anche beni e premi di produzione materiali ma ciò che davvero fa la differenza è la psicologia...che portano a delle situazioni eccezionali capaci di capovolgere delle regole oramai consolidate... vorrei portare un esempio (spero appropriato) nel campo del calcio. Sappiamo quasi tutti che squadre come Barçelona, Inter, Munchester ecc ecc sono quasi imbattibili... Come possono sperare squadre meno blasonate di batterle? ebbene se ricordate poco fa una squadra russa come il Rubin Kazan (mai sentita nominare prima) ha battuto il Barçelona, campione in carica con 6 titoli vinti per 2-1. Un risultato impesabile per una "squadretta" del genere! A fine partita i calciatori intervistati diedero tutto il loro elogio a loro allenatore! a loro leader! Dissero che nel prepartita un discorso, una concentrazione, una forza, una fiducia, una carica così loro non l'avevano mai ricevuta! Spero di non essere uscito fuori traccia!

    Vincenzo Vitagliano

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  11. Per me esiste una differenza tra obiettivo difficile ed impresa.Per me un'impresa è molto piu facile da gestire,basta utilizzare discorsi anche un po banali ma pieni di carica(es. Leonida in 300,Napoleone a Waterloo,Rubin Kazan vs Barcellona),non contano molto le parole da utilizzare,ma chi le pronuncia,e il tono con cui lo fa,deve essere una persona che oltre ad avere qualita, deve avere la fiducia di chi lo segue.Io penso che quando si tratta di impresa non si perde mai.Un obiettivo difficile richiede molto piu tempo,molta piu strategia.
    Per quanto riguarda la battaglia di Waterloo,Napoletone la stava vincendo,fu un imprevisto a sconvolgerne i piani.

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  12. vedendo il video la prima impressione che ho avuto è stata prorpio quella messa in luce dal prof. ovvero il totale capovolgimento della questione. tra gli esempi + citati infatti c'è quello dell'offrire anke i soldi per il ritorno a qll ke decidono di abbandonare la battaglia, prorio per sottolineare il fatto che coloro che chi rimaneva a combattere sarebbe entrato a far parte di un "elite". mi spiego meglio:
    qll ke il leader fa è stimolare nei soldati la voglia di partecipare a "qll'evento", facendol sentire speciali, e parte di un GRUPPO (altro aspetto secondo me fondamentale nel discorso motivazione) che tutti avrebbero invidiato. le ferite riportate non sarebbero stati dei mutilamenti, anzi, segni da portare con fierezza e, addirittura, fa capire a soldati che la morte sarebbe stata + onorevole del continuare a vivere senza aver partecipato. richiama inoltre anche il senso di appartenenza ad un gruppo, dicendo che tra loro sono tutti fratelli, anzi che anche il più umile sarebbe stato considerato fratello del re (e ricordo che a quei tempi qst'aspetto era importantissimo poichè era impossibile cambiare stato sociale).

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  13. Molti vostri riferimenti sono al concetto della leadership. Potrebbe essere utile sin da ora avviare un ragionamento sui requisiti della leadeship.
    sulle ragioni della sconfitta di Napoleone a Waterloo credo che il discorso sia molto complesso che potrebbe essere approfondito.
    g.

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  14. Credo che questo link da me postato sia ancora più stimolante nel capire l importanza del leader, figura che deve possedere improtanti doti quali carisma ed astuzia. Spesso è proprio nelle situaizioni più difficile che si riesce a far uscire fuori la voglia e la capacità di agire come gruppo, rispolverando IDEALI ed OBIETTIVI comuni. Nei momenti critici il leader deve essere in grado di ricompattare il gruppo, i lavoratori dell azienda, rispolverando i valori a cui facevo riferimento.

    http://www.youtube.com/watch?v=jQvU9aWuqwQ

    (secondo me, FANTASTICO)
    Francesco Romano

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  15. x francesco
    ottimo. lo proporrò in aula quando passiamo a parlare dei gruppi di lavoro
    g.

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