giovedì 10 febbraio 2011

Microstruttura del lavoro

Come vi ho anticipato il prossimo Lunedì ci occuperemo dell'organizzazione delle attività e della progettazione della microstruttura del lavoro.

date un'occhiata ai seguenti filmati,
http://www.youtube.com/watch?v=mz10VuugF1E&NR=1
http://www.youtube.com/watch?v=uuj5-lfdyt0

cosa ne pensate? ritenete che sia un sistema efficace, efficiente?

e soprattutto, avete esempi (video, filmati, letture, mp3, mp4) che aiutino a comprender questo oppure altri modelli di organizzazione delle attività e di progettazione della microstruttura?
g.

7 commenti:

  1. Sicuramente un metodo di organizzazione delle attività mirato alla massima produttività:divisione del lavoro per singole linee produttive e semplici collegamenti tra loro per l'assemblaggio finale.Tutto ciò comporta una standardizzazione dei prodotti, tipica delle multinazionali che detenendo vaste quote di mercato, effettuano produzioni su larga scala.Modello di organizzazione non applicabile quindi per le pmi o le imprese artigiane che puntano alla singolarità e all' originalità dei prodotti.Inoltre vi sarebbero da analizzare,problematiche di tipo etico-aziendale,in quanto si tiene poco conto ,dei danni provocati da questi modelli produttivi, alle vite dei lavoratori data l'eccessiva ripetitività dei gesti da compiere.A tal proposito vi sono due film molto interessanti:il primo "tempi moderni" di charlie chaplin e il secondo più recente "ridotte capacità lavorative " di paolo rossi.Qui ho postato un brevissimo spezzone del film ,del comico friulano che attraverso la voce degli operai di pomigliano muove aspre critiche al "sistema" catena di montaggio.Il video semplifica in maniera eccessiva il concetto,ma con quel pizzico di ironia tipicamente partenopea, potrebbe aiutare tutti noi studenti federiciani nella comprensione dell' argomento.
    http://www.youtube.com/watch?v=0K6SUthCgkc
    Domenico Pirozzi

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  2. Delle cause del progresso nelle capacità produttive del lavoro.
    La causa principale del progresso nelle capacità produttive nel lavoro, nonchè della maggior parte dell'arte, destrezza e intelligenza con cui il lavoro viene svolto e diretto, sembra sia stata la divisione del lavoro. ( DIVISIONE E COORDINAMENTO )
    La divisione del lavoro, nella misura in cui può essere introdotta, determina in ogni attività un aumento proporzionale delle capacità produttive del lavoro. ( La ricchezza delle nazione : libro primo A.Smith )
    Vi è, evidente, difficoltà nell'impostare l'organizzazione della divisione lavoro, che necessita :
    - di analizzare qualitativamente le attività d'impresa
    - di determinare il numero ottimale di posti lavoro
    - di analizzare responsabilità e competenze in basa alla mansione.
    La base da cui partire è l'equazione Lavoro= Competenze + motivazione.
    N.B se assumiamo le competenze come date, quindi facilmente reperibili sul mercato dei fattori, risulta evidente il ruolo che gioca all'interno del processo organizzativo il fattore motivazione. Ma cosa vuole dire motivazione ?
    Motivare è : stimolare, produrre, partecipare,creare una filosofia d'azienda...insomma è sentirsi vivo. A chi spetta l'arduo compito di motivare, al denaro forse ? More or less.
    E' la leadership che è chiamata a creare motivazione e vitalità. In che modo ?
    Attraverso il principio di "imprenditorializzazione diffusa del rischio" o “imprenditorialità collettiva” che , de facto, sembra rispondere a questa tendenza di integrazione tra leadership e forza lavoro che consente all'impresa di rinnovarsi continuamente attraverso le innovazioni, le decisioni e la capacità di adattamento di tutti i membri dell'organizzazione che operano in collaborazione. Dimodochè gli operai, gli ingegneri e quant’altri grazie all' esperienza, già maturata, apportino migliorie al processo produttivo e organizzativo nella convizione di sentirsi "piccoli imprenditori", attori di questa complessa realtà che è la vita d'impresa.
    Simone Quintino

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  3. I filmati proposti dal prof. sono di grande efficacia per la comprensione di tale struttura del lavoro indubbiamente efficiente in termini di economicità. Tale modello di divisione del lavoro non è, però, immune da critiche. Oltre ai già citati problemi di carattere etico, vorrei proporvi un caso relativo a una grande azienda che si occupa di riparazioni di veicoli; in essa la struttura organizzativa del lavoro prevede la divisione per singole mansioni: nel processo di riparazione del veicolo sono preposti soggetti che si occupano dello smontaggio delle parti interessate del veicolo, altri, maggiormente specializzati, che riparano il veicolo e,infine, altri ancora che si occupano del rimontaggio dei pezzi. Si ravvisa un vantaggio in termini di velocità del lavoro e, ancor più consistente vantaggio in termini di minor fabbisogno di personale altamente specializzato adibito alla riparazione in quanto i soggetti più specializzati, non dovendo provvedere allo smontaggio e rimontaggio del veicolo, possono, a parità di tempo, aumentare la “produttività”. Vorrei però far notare che da tale struttura discendono problemi consistenti di coordinamento: spesso non è necessario riparare o sostituire delle parti del veicolo in quanto il guasto è dovuto alla errata posizione di fili o pezzi: si verifica quindi che coloro che devono riparare il veicolo impiegano molto tempo per comprendere la fonte del guasto in quanto assenti durante la fase preliminare di smontaggio del veicolo. Tali ritardi provocano una sorta di effetto a catena che si ripercuote sulla data di consegna del veicolo e quindi, per estensione, sul numero di veicoli riparati. In conclusione quindi una struttura di divisione del lavoro per mansioni e competenze non è sempre la più adatta alle esigenze dall’azienda ma, tale struttura deve essere adattata ad hoc in relazione ai casi specifici bilanciando e mixando diverse soluzioni.

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  4. il video del vostro collega è molto divertente. Semplifica, è vero. Però dà anche un punto di vista interessante e meno istituzionale sui problemi collegati allo sviluppo delle catene di montaggio.
    Il secondo commento della vostra collega apre invece il campo all'analisi degli effetti negativi che possono prodursi sia sull'efficacia sia sull'efficienza interna.
    Domani nel corso della lezione proverò a recuperare entrambi gli spunti che mi paiono assolutamente pertinenti.
    buona domenica
    g.

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  5. È un’azienda che, per perseguire le proprie finalità e raggiungere gli obiettivi prefissati, si organizza cercando di utilizzare al meglio le risorse disponibili e razionalizzando lo sforzo di ognuno in modo da tendere al massimo dell’efficienza. Ottimo è l’assetto tecnico e organizzativo. Il primo si riferisce al modo in cui l’azienda organizza e gestisce le sue risorse per attuare il processo di trasformazione. In particolare le scelte relative all’assetto tecnico riguardano: 1) le tecnologie, gli impianti e macchinari da utilizzare nel processo di trasformazione. 2) il layout, cioè il posizionamento nello spazio dei macchinari, degli strumenti e degli operatori (le 22 postazione più due di collaudo). 3) la struttura e la sequenza delle fasi dei processi di produzione dei beni. 4) le tecniche con cui attuare e controllare il movimento delle risorse durante il processo di trasformazione.
    Il secondo assetto, quello organizzativo, si riferisce alla distribuzione dei compiti e delle responsabilità tra i soggetti interni e i meccanismi di direzione e controllo del personale. Si tratta quindi di definire la tipologia delle attività, la loro sequenza (in questo caso dal motore al telaio fino ad arrivare al vano porta casco e infine si arriva alla cabina di collaudo dove ogni veicolo viene controllato nelle sue funzioni), il livello di competenze e abilità necessarie per il loro svolgimento (lo standard qualitativo è ben definito e infatti ogni addetto viene addestrato per un certo periodo di tempo), le modalità con cui suddividere il lavoro e distribuire compiti e infine i meccanismi per dirigere e controllare il lavoro delle persone in modo che ognuno svolga il proprio compito considerando gli obietti globali dell’azienda.
    Agnese Tufo

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  6. domani cominceremo con il preoccuparci di: "distribuzione dei compiti e delle responsabilità tra i soggetti interni e i meccanismi di direzione e controllo del personale"

    Cercheremo anche di capire quali sono le conseguenze sulle persone e sui loro comportamenti.

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  7. ritorno in ritardo sul commento di Simone Quintino (il sistema aveva classificato ingiustamente il commento come spam).
    Leadership, imprenditorialità, comportamenti individuali (per riprendere i termini utilizzzati) rappresentano elementi molto importanti che condizionano la performance organizzativa.
    Nel corso delle lezioni successive proveremo a capire come questo possa avvenire ed anche a segnlare il rischio di un'eccessiva enfasi retorica che talvolta si associa a questi argomenti.
    g.

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