martedì 24 marzo 2009

Il dottore commercialista: sviluppo e competenze

L'intervento del dott. Achille Coppola, presidente dell'ordine dei dottori commercialisti di Napoli, di oggi ha segnalato secondo molti aspetti di riflessione: soprattutto in termini di comprensione del sistema di business.

quale è la vostra opinione?
G.

20 commenti:

  1. è stato sicuramente un intervento interessante e ci ha fatto capire come una professione, attraverso la specializazione, puo agganciarsi a numerosi campi e offrirci numerosi sbocchi occupazionali...cio che mi lascia perplesso del discorso è semlicemente la riduzione troppo semplicistica di un problema fondametale quale il sistema in cui viviamo.Mi spiego meglio..penso che sul piano teorico competenze e criticità(e quindi possibilità di vedere e intuire il futuro)siano doti indispensabili per emergere e innovare ma sono altrettanto convinto che nel nostro mondo purtroppo il tassello fondamentale per andare avanti è la possibilità di "stringere mani"...la meritrocazia rimane per me al giorno d'oggi una semplice utopia e tutto questo, nella mia piccola esperienza universitaria e nell'ancora pù piccola esperienza lavorativa,l'ho provato e continuo a notarlo giorno per giorno.Ora mi chiedo se questo paese offra davvero tutte queste possibilità o se per emergere ci voglia davvero solo "fortuna"?ed ancora,serve davvero crearsi competenze mentre altri ti soffiano con una conoscenza la possibilità di procedere nel tuo cammino?Tutte queste domande non sono rivolte n maniera polemica nei confronti del Dott. Coppola e neanche un tentativo di cadere in un tragico pessimismo ma semplicemente un forte interrogativo "realista" su ciò che mi aspetta un domani....

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  3. Credo che l' intervento del Dott. Coppola abbia messo in evidenza come sia importante oggi pensare al futuro per evitare in incappare in vicoli cechi.
    Ritengo che il Dott. Coppola volesse mettere ben in evidenza come una delle componenti principali su cui puntare è la capacità critica, la quale si riscontra nei giovani perchè questi sono dotati di nuove mentalità e voglia di fare bene, di farsi notare.
    Rispondendo al collega guido.spiniello credo che ha ragione e che nella nostra società purtroppo vige questo sistema della "stretta di mano", ma che questo non sia l' unico metodo per andare avanti.
    Chiunque è dotato di competenze prima o poi sboccia, chi prima e chi dopo, ma riesce a farsi vedere.
    Purtroppo non è giusto che chi fa di meno a volte riesce ad avere una via più corta e facile per giungere a posizioni soddisfacenti, ma ad oggi se non hai la cosidetta "raccomandazione" credo che l' unica cosa da fare è rimboccarsi le maniche e mostrare quell' asso nella manica che solo la conoscenza può darci.

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  4. quanti fiori sbocciano fuori dal nostro paese?e chi non ha le possibilità di andare via e in piu non conosce nessuno a cui stringere la mano?quanti fiori sono appassiti e fuori gioco e quanti incompetenti operano nei settori anche piu nevralgici del nostro paese?è il sistema che non ci permette di andare avanti e penso che l'unico sforzo utile ora è andarci contro e cambiarlo...

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  5. Come mi aspettavo, il dott. Coppola ha effettuato un intervento più di forma che di sostanza, per quello che concerne l’attività della libera professione.
    Come era ovvio notare, ha mantenuto il livello del discorso su modelli più didascalici che pratici.
    Il suo intervento andrebbe analizzato su più punti, alcuni fondamentali ed altri che possono qualificarsi di contorno.

    Senza dubbio vi è una stretta interrelazione tra i concetti di “strette di mano”, “competenze personali” ed “etica”.

    Premesso che nell’attività di libera professione, il lavoro ed i clienti non bussano alla porta, [men che meno se sono clienti che si occupano di navi (cit.)], è fondamentale diventare maestri nella tecnica delle “strette di mano”. Una salutare capacità nell’intessere profondi ed articolati rapporti con le strutture politiche/potere, coltivando amicizie con coloro che in quelle apposite strutture sono preposte alla direzione o, potrebbero esserlo in tempi futuri. (un’attività che si potrebbe definire di lobbying.)
    Naturalmente, ciò non è cosa che si sviluppa in età lavorativa adulta, bensì è una rete di legami che andrebbe coltivata sin da giovani.
    Per un libero professionista, avere conoscenze nell’ambito di segreterie politiche, tribunali, enti pubblici è un lasciapassare per il conseguimento di consulenze, perizie, consigli di municipalizzate e molto altro. Attività che con il minimo sforzo permettono una buona remunerazione economica, e chissà mai che con le giuste “strette di mano” e conoscenze, non si riesca anche a diventare presidente di qualche ordine.

    Naturalmente un buon professionista deve essere in grado anche di non vincolarsi unicamente all’attività legata a strutture pubbliche. Anche qui si ritorna però al concetto delle conoscenze. Più grande sarà il bagaglio delle conoscenze, più ampio potrà risultare il portafoglio dei potenziali clienti.
    Questa visione si lega indissolubilmente con il discorso delle competenze personali del singolo, giacchè per quanto si possa essere sì competenti e preparati, la capacità di “portar lavoro” prevarrà indubbiamente sul grado di preparazione. La competenza non abbinata ad una buona capacità nel sapersi vendere non è sufficiente. Un buon libero professionista ha sì la necessità di una buona preparazione complessiva ma, al contempo, deve essere in grado di farsi p.r. di se stesso.
    E ciò non si impara certamente sui libri universitari.
    Una università che anziché essere fucina di sapere diffuso è diventata fucina di ignoranza diffusa, sminuendo la stessa portata del titolo universitario.

    Ricollegandosi, in ultima analisi, al concetto dell’etica il discorso si complica. Premesso che, purtroppo, la facoltà di economia è una facoltà “tecnica”, dove è irrintracciabile un punto di vista umanistico, sarebbe necessario o quantomeno auspicabile l’introduzione di corsi (obbligatori) che formino una classe lavorativa libera, intellettualmente e moralmente.
    Perché, ci tengo a precisarlo, etica e “strette di mano” non vanno in contrapposizione. Ciò che conta per la valutazione dell’operato del singolo sono sempre il metodo, la professionalità e l’impegno che si utilizzano nel compimento del proprio del lavoro.

    Un ultimo punto che sarebbe utile analizzare, giusto come divertissement filosofico, è l’utilizzo della dialettica marxista per spiegare la crisi d’oggi. Premesso che, gli strumenti di indagine economica utilizzati da Marx erano riferibili unicamente ad un sistema capitalistico in cui non vi erano quasi tracce della finanza, sostenere che la dialettica marxista spieghi la crisi della finanza è quanto mai grossolano. Di più anche in seguito all’omertoso abbandono (da parte dei leader socialisti poi comunisti) delle teorie di Marx, già durante la seconda internazionale a favore delle teorie di Bernstein, sui meccanismi interni di autoregolamentazione del mercato capitalistico.

    (spero di non sembrare troppo cinico/pragmatico, ma ci terrei a precisare che il cinismo non sta nelle parole che descrivono la realtà bensì nella realtà stessa.)

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  6. rispondo in particolare a Lucio Pessolano Filos.

    chiedo una cortesia (che è anche un invito). La finalità del blog è quella di animare discussioni sulle quali tutte le opinioni sono legittime.
    ritengo però fuori posto esprimere giudizi formali e forse inutilmente bruschi perhcè (inevitabilmente) tagliati con l'accetta.
    Chiedo quindi a Lucio Pessolano Filos (e così anche gli altri) di non modificare nulla nelle sue idee ma di riformulare il proprio post evitando di esprimere giudizi (che forse in alcune circostanze potrebbero essere anche frutto di un'aspettativa condizionante).
    la frase finale è presa da Lenin Caratteristiche del romanticismo economico. O mi sbaglio? Non ho una consocenza approfondita sull'argomento.
    G.

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  7. dimenticavo di dare un suggerimento (in particolare a Pessolano Filos per i suoi interessi filosofici)
    http://www.criticalmanagement.org/
    può anche vedere David Knights e Hugh Willmott che se avrà la pazienza di leggere la colpiranno per la prospettiva di analisi sul management che presentano.
    G:

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  8. Salve a tutti!
    Io personalmente sono stata in accordo col discorso tenuto dal Dott. Coppola ma solo in parte!
    per quanto concerne il discorso sulle competenze e sulla specializzazione concordo pienamente!!!..ma in riferimento al dibattito da lui tenuto ,nello specifico, circa il concetto di "professionista" e le dinamiche attuali di inserimento post laurea nel mondo del lavoro,ho nutrito alcune perplessità,al punto di voler intervenire in aula con la mia personale osservazione critica!!
    per chiarire:ciò che mi è apparso poco chiaro e a tratti contraddittorio è stato nello specifico il voler dare particolare riguardo alla capacità di prevedere le evoluzioni e fare "la differenza"(intesa quindi come peculiarità distintiva,come valore aggiunto del neo laureato) per poi voler correlare il tutto ad una "fortunata" combinazione,ossia riuscire a "fare la cosa giusta al momento giusto"...
    è ovvio che il fato in generale nella vita è essenziale in talune circostanze ma mi sembra un pò riduttivo...soprattutto se come termine d paragone viene utilizzato il riferimento al fratello del Dott. Coppola , il quale,nonostante sia architetto,nonchè amante nell'accezione + pura del termine dell'architettura,ha deciso di darsi all'agricoltura e all'allevamento..come alternativa,sempre secondo la mia percezione,al divenire un "numero" come altri,al prestarsi alle "strette di mano"...
    non mi sembra molto in linea col concetto di "professionista specializzato"..ma forse + velatamente correlato a quella che io ho definito L'arte di inventarsi...quasi(mi sia concesso!) di arrangiarsi...
    ...altra contraddizione l'ho riscontrata poi sul suggerimento di "riunirsi" e di trovare propria identità professionale attraverso la partecipazione agli "ordini professionali" o simili...
    allora mi è sorta la domanda posta al Dott. Coppola :<"...e la figura del "professionista"????che ruolo ha?e ke aspettative possono esserci?...> visto che: dal mix delle considerazioni fatte(=Fortuna),dai suggerimenti dati(=riunirsi/albi)e dagli esempi specifici portati in esame(un architetto innamorato della sua professione che sceglie di fare altro!!) mi sembra quasi che ve ne siano ben poche!!!...
    e allora che senso avrebbe inseguire l'obiettivo di una laurea,di specializzarsi,magari fare anche un master..di assumere delle competenze/esperienze,di sviluppare un senso critico e una spiccata intuitività....se,tra le righe,il singolo professionista sembra esser quasi destinato a non potersi affermare in una propria identità???...
    Questo è ciò che oggi in aula ho cercato di esprimere in poche veloci parole e spero sia stato sufficientemente chiaro e comprensibile...
    Io invece voglio continuare a credere che questo mio percorso professionale abbia un senso ed un obiettivo raggiungibile..
    di certo, prendendo atto della scarsa presenza al sud di grandi imprese considero anch'io l'ipotesi eventuale di fare "esperienza lavorativa" lontana da casa...chissà.. questo sì!ma non voglio credere che nei tempi attuali non ci siano reali opportunità di realizzazione individuale,se non per coloro che hanno una tale e rara genialità intuitiva( per citarne un'altra:coloro che hanno introdotto l'uso dei telefoni cellulari sul mercato!)...
    Spero invece di diventare domani la Dott.ssa Valletta ... e di ritagliarmi anch'io,secondo le mie ambizioni,il mio spazio nel mondo del lavoro come "PROFESSIONISTA"!!!!
    concludo dicendo che bisogna crederci pienamente nel senso di ciò che si sceglie di fare.....questo non è un ESSENZIALE VALORE AGGIUNTO??
    saluti a tutti
    Gloria

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  9. Salve a tutti!
    Io personalmente sono stata in accordo col discorso tenuto dal Dott. Coppola ma solo in parte!
    per quanto concerne il discorso sulle competenze e sulla specializzazione concordo pienamente!!!..ma in riferimento al dibattito da lui tenuto ,nello specifico, circa il concetto di "professionista" e le dinamiche attuali di inserimento post laurea nel mondo del lavoro,ho nutrito alcune perplessità,al punto di voler intervenire in aula con la mia personale osservazione critica!!
    per chiarire:ciò che mi è apparso poco chiaro e a tratti contraddittorio è stato nello specifico il voler dare particolare riguardo alla capacità di prevedere le evoluzioni e fare "la differenza"(intesa quindi come peculiarità distintiva,come valore aggiunto del neo laureato) per poi voler correlare il tutto ad una "fortunata" combinazione,ossia riuscire a "fare la cosa giusta al momento giusto"...
    è ovvio che il fato in generale nella vita è essenziale in talune circostanze ma mi sembra un pò riduttivo...soprattutto se come termine d paragone viene utilizzato il riferimento al fratello del Dott. Coppola , il quale,nonostante sia architetto,nonchè amante nell'accezione + pura del termine dell'architettura,ha deciso di darsi all'agricoltura e all'allevamento..come alternativa,sempre secondo la mia percezione,al divenire un "numero" come altri,al prestarsi alle "strette di mano"...
    non mi sembra molto in linea col concetto di "professionista specializzato"..ma forse + velatamente correlato a quella che io ho definito L'arte di inventarsi...quasi(mi sia concesso!) di arrangiarsi...
    ...altra contraddizione l'ho riscontrata poi sul suggerimento di "riunirsi" e di trovare propria identità professionale attraverso la partecipazione agli "ordini professionali" o simili...
    allora mi è sorta la domanda posta al Dott. Coppola :<"...e la figura del "professionista"????che ruolo ha?e ke aspettative possono esserci?...> visto che: dal mix delle considerazioni fatte(=Fortuna),dai suggerimenti dati(=riunirsi/albi)e dagli esempi specifici portati in esame(un architetto innamorato della sua professione che sceglie di fare altro!!) mi sembra quasi che ve ne siano ben poche!!!...
    e allora che senso avrebbe inseguire l'obiettivo di una laurea,di specializzarsi,magari fare anche un master..di assumere delle competenze/esperienze,di sviluppare un senso critico e una spiccata intuitività....se,tra le righe,il singolo professionista sembra esser quasi destinato a non potersi affermare in una propria identità???...
    Questo è ciò che oggi in aula ho cercato di esprimere in poche veloci parole e spero sia stato sufficientemente chiaro e comprensibile...
    Io invece voglio continuare a credere che questo mio percorso professionale abbia un senso ed un obiettivo raggiungibile..
    di certo, prendendo atto della scarsa presenza al sud di grandi imprese considero anch'io l'ipotesi eventuale di fare "esperienza lavorativa" lontana da casa...chissà.. questo sì!ma non voglio credere che nei tempi attuali non ci siano reali opportunità di realizzazione individuale,se non per coloro che hanno una tale e rara genialità intuitiva( per citarne un'altra:coloro che hanno introdotto l'uso dei telefoni cellulari sul mercato!)...
    Spero invece di diventare domani la Dott.ssa Valletta ... e di ritagliarmi anch'io,secondo le mie ambizioni,il mio spazio nel mondo del lavoro come "PROFESSIONISTA"!!!!
    concludo dicendo che bisogna crederci pienamente nel senso di ciò che si sceglie di fare.....questo non è un ESSENZIALE VALORE AGGIUNTO??
    saluti a tutti
    Gloria

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  10. Beh secondo il mio parere il sistema della "stretta di mano" è un vizio dell'uomo vecchio quanto il mondo stesso.Il mio pensiero tuttavia si focalizza sul fatto che più di modificare il sistema della stretta di mano(ormai diventato un fattore intrinseco della nostra società) bisognerebbe modificare il sistema giuridico e istituzionale nel quale oggi viviamo, soprattutto nel nostro Paese. Infatti casi clamorosi e scandalosi di raccomandazioni e favoritismi sono stati scoperti, vedi Tangentopoli, Calciopoli,e l'ultimo in ordine di tempo riguardante "l'imprenditore" Romeo, e così via, ma i metodi con i quali si è cercato di debellarli sono stati scarsamente produttivi. Riferendomi a Tangentopoli infatti volevo far notare come apparte pochissimi capri espiatori che hanno pagato tutte le colpe, tutti gli alri politici sono ancora oggi nel nostro sistema politico e anzi lo condizionano(vedi il "nostro" capo del governo). Quindi cercando di interpretare le parole del dott. Achille Coppola e rifacendomi al collega guido.spiniello che parlava di contrastare il sistema, ritengo che sia necessaria una vera e propria rivoluzione culturale che spazzi via gli errori che sono stati commessi da chi ci ha preceduto e che miri ad effettuare un processo di innovazione che possa permettere finalmente di far emergere tutte e non alcune idee e personalità migliori.

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  11. Mi permetto di precisare che per quello che concerne il mio post, non vi era nessuna volontà tesa a creare flame et similia; semplicemente ho voluto utilizzare un pò di ironia/sarcasmo per commentare alcune situazioni che mi avevano fatto, a torto o a ragione, riflettere in maniera critica in aula.

    la frase di chiusura è di Lenin.

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  12. purtroppo e sottolineo il "purtroppo", sono in quasi totale accordo con quello che ha scritto lucio pessolano filos e con quanto detto ancor prima da guido:
    la parola giuusta è "SGOMENTO"!!!
    viviamo in un paese in cui la meritrocrazia non esiste!!sono pochi i casi di quelli che "ce la fanno"!!
    ha ragione forse il dottor Coppola a dire che questa è la generazione che guadagnerà di meno dei loro padri, e ho purtroppo ragione quando dico che l'università non è più un'ascensore sociale: questo a mio avviso accade per mancanza di un riciclaggio/turn over (e non solo)dell'intera società: gente incollata alla poltrona che non permette a noi giovani di emergere se non in casi di appartenenza familiare o come citato da molti, "quando si stringe la giusta mano". Succede anche in questa università, non ho difficoltà a dirlo: l'età media della classe docenti la si nota, è abbastanza alta, e da un' indagine che fece "panorama" sulla nostra facoltà, si trovarono 11 famiglie che praticamente "governano"(nominano parenti come assistenti, concedono le cattedre ai figli e purtroppo molto altro) indisturbatamente, e non veniamoci a raccontare che tutte queste persone MERITINO!!

    purtroppo a mio giudizio il dottor Coppola non ha risposto in modo esauriente e corretto alle nostre domande: un giovane di oggi mosso da tanto entusiasmo e da una serie infinita di aggettivi che lo differenzia da una persona "un pò più anziana", non può contare purtroppo solo sulle sue forze!!non in un contesto come quello di oggi; e quando sento che dovrei affidare molto del mio futuro alla FORTUNA, beh la parola già detta prima,SGOMENTO, non è altro che la rappresentazione del mio stato d'animo che cerca di raggiungere qualcosa a cui non posso arrivare salvo "essere un genio"[cit]

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  13. sicuramente bisogna rivoluzionare tutto il sistema, senza ombra di dubbio! è inaccettabile che l' economia relazionale sia ancora così forte nella nostra società.
    Precisavo che comunque sia chi ha ottime capacità non può essere inosservato, ma ciò non toglie che con il sistema della meritocrazia c'è bisogno di molti più sacrifici..

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  14. se ritenete possiamo scambiarci due opinioni sul tema dell'economia relazionale.
    Il dibattito animato (che può proseguire dopo il mio commento) è molto stimolante
    G,.

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  15. Ambizione....l'unica cosa che potrà distinguere pochi di noi è l'Ambizione. Puntare sempre al meglio, sfidare ogni giorno se stessi senza avere paura di ostacoli. Sicuramente nella società attuale vi sono un sacco di persone che forse non meriterebbero di stare dove sono adesso, ma questo non ci puo spaventare, anzi, deve essere uno spunto in più per fare del nostro meglio.
    Per quanto riguarda l'università, io la vedo quansi come un trampolino di lancio, soprattutto la laurea triennale. Sono dell'idea che la si deve compiere nel minor tempo possibile, acquisendo le conoscenze fondamentali, e dopo guardare avanti, cercare le migliori opportunità.
    Una soluzione potrebbe essere quella di andare via da Napoli??....non so, credo solo che il mondo è pieno di opportunità, e le occasioni si possono presentare da un momento all'altro, la bravura è saperle valutare, cogliere, e sfruttare in ogni sfaccettatura.
    Siccome Abbiamo scelto questa via, evitiamo di abbaterci, piuttosto sfidiamo noi stessi, e dimostriamo a questo mondo, che non è vero che guadagneremo di meno dei nostri padri, che non è vero che saremo tante pecore uguali, ma tanti Pastori in un mondo di pecore!

    Alfonso

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  16. mi piacerebbe essere daccordo con te alfonso..pero purtroppo penso he il ruolo di pastore sia già ricoperto da pochi "fortunati" che ci muovono a nostra insaputa come pecore..sono pienamente daccordo con la rivoluzione culturale promossa in precedenza,forse l'unico modo per smuovere la gente contro tutto quello che gli accade..inoltre penso che tutti quelli daccordo con il mio pensiero non stiano sottolineando di non credere in loro stessi o di non essere in grado di essere pastori ma semplicemente di quanto "fa shifo" questo mondo(passatemi il termine) in cui viviamo...

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  17. Ho trovato molto utile e interessante l’intervento del dott. Coppola, è stata presentata una panoramica sui problemi che riguardano il nostro futuro.
    Basta parlare della mancanza di meritocrazia, le “scorciatoie e le conoscenze giuste” ci saranno sempre ma ci sono molti esempi di coloro che sono diventati qualcuno facendo leva solo sulle loro forze; forse per le libere professioni è più difficile ma l’impegno viene sempre premiato. Molto di ciò che abbiamo studiato al corso ci è stato detto dal dott. Coppola come fattore importantissimo nel lavoro : la motivazione, la capacità critica, le conoscenze. Il problema è sicuramente riscontrabile nella società ma non dobbiamo demordere dobbiamo continuare a inseguire i nostri sogni, impegnarci per aumentare le nostre conoscenze e avere ogni giorno quello stimolo in più che ci permetterà di emergere tra tanti. Il mio obiettivo è quello di diventare commercialista, i dati non sono incoraggianti ma come è stato detto ieri ”c’è tantissimo spazio, basta capire e analizzare lo scenario” e io aggiungo ch bisogna avere anche preparazione, fiducia in sé stessi e un po’ di fortuna!

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  18. Io non la penso cosi...è vero motivazione,critica,conoscenza sono importanti ma non sono tutto.Forse prima bastavano questi elementi per andare avanti e fare strada,ma oggi è diventato tutto piu difficile.Sarà che il livello di analfabetismo è diminuito,ci sono molte piu persone che hanno continuato gli studi,c'è maggiore concorrenza una volta usciti dall'università,rispetto a prima dove erano davvero poche le persone che riuscivano a laurearsi,fatto sta che oggi,purtroppo "stringere la mano"è fondamentale per avere successo e lo si vede in tutti i campi,lavorativi e non....E' evidente,inutile nasconderlo.Forse parlo così perchè sono molto pessimista o forse xkè ho sentito storie assurde.Comunque io odio qualsiasi tipo di "scorciatoia",ho sempre fatto tutto da sola e continuerò a raggiungere i miei obiettivi unicamente con le mie forze,con le mie capacità e la mia grande creatività...per finire propongo il mio detto vitae " Chi vivrà,vedrà"

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  19. sono d'accordissimo con te, ma ti ricordo che la laurea triennale, per quanto ne so, è relativamente importante. Fondamentale è la laurea magistrale, e lì chi è veramente bravo emerge. A quel punto io credo che, un pò le relazioni instaurate nel corso degli anni, un pò la determinazione, un po anche la fortuna, portano sicuramente a dei risultati.
    aggiungo infine (e insisto su questo), che vi sono un sacco di ragazzi, bravissimi, ma che hanno un bassissimo spirito di iniziativa, e aspettano che le occasioni piovino dal cielo. Potrebbe accadere, ma se proviamo a crearcele da soli, le occasioni fioccheranno molto più numerose.

    Alfonso

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  20. condivido pienamente tutto quanto espresso da alfonso, sia nel primo, sia nel secondo post. :)

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